Ho scritto questo testo basandomi sulle definizioni che ho trovato sul dizionario collegate alle voci “ciecamente” e “cieco”, ero interessato a vedere quale significato simbolico veniva attribuito alla cecità nella nostra cultura, per lo meno a livello linguistico.
Questo perchè molte volte qualcuno mi ha chiesto se la scelta di lavorare ad occhi bendati, nella serie di lavori “esperimenti di pittura cieca”, avesse un’ aspetto simbolico. A questa domanda rispondo nell’ ultima parte di questo testo.
Esiste l’archetipo del poeta, dell’indovino o del profeta cieco, che non hanno un contatto visivo con la realtà, ma visioni ispirate dalla divinità. La cecità in questo caso è simbolo di un distacco dal mondo sensibile, profano; una via d’accesso, di comunicazione privilegiata con il sacro, via che risulta invisibile all’occhio che vive fuori dell’ambito sacro. Il poeta stesso è un essere sacro perché – secondo Platone 1 – agisce in preda a “divina follia“. Il cieco e il pazzo, uniti nella figura del poeta, vivono in un piano di realtà inaccessibile alle persone comuni.
La cecità e l’espressione irrazionale sono spesso legate anche nel linguaggio comune: si dice di un individuo che è cieco d’amore, o di gelosia o di rabbia; intendendo con ciò una persona che, sopraffatta dalle passioni, è incapace di riflettere e agire razionalmente, ed esercita la propria azione seguendo acriticamente l’istinto: spontaneamente. Chi agisce in modo spontaneo, non tenendo conto delle norme, può essere affascinante perché originale, autentico, creativo e sorprendente; allo stesso tempo il suo comportamento è potenzialmente pericoloso proprio perché straordinario: agendo senza osservare le regole condivise mette implicitamente in dubbio le convenzioni della maggioranza. Chi “guarda con gli occhi della passione“ segue un punto di vista individuale, e per gli altri non vede più la differenza tra bene e male, giusto e ingiusto, bello e brutto; è imprevedibile. A gli occhi degli altri perde in un certo senso la propria umanità perché non è più uguale a loro: preda di impulsi incontrollabili, opera senza controllo e discernimento, senza coscienza o oculatezza; è, in una parola, ispirato. Egli agisce guidato da una forza ignota – le Muse o l’inconscio – alla quale non può opporre resistenza. Se l’azione guidata dalle Muse, in quanto espressione di un’entità super umana, rendeva il poeta diverso, l’azione ispirata dall’inconscio ci diversifica da gli altri individui perché è espressione spontanea della nostra individualità, della nostra singolarità. La nostra storia, le nostre pulsioni si rendono visibili a uno sguardo attento anche contro la nostra volontà.
Abbandonarsi ciecamente a una passione, vuol dire «con fiducia illimitata o supina acquiescenza»2. Il Destino, la Fortuna e l’Amore sono spesso definiti ciechi «… in quanto sembrano agire senza distinguere le esigenze o le aspirazioni dei singoli»3.
Agire “alla cieca“ significa compiere un’azione senza riflettere, senza prudenza o buon senso, a caso; o ha la connotazione negativa di “agire in modo maldestro“. A volte si dice di chi compie un azione senza osservare le norme stabilite, perché agisce contro il punto di vista comune, la tradizione, le regole
sociali. Per questo chi perde di vista i precetti viene guardato di “mal occhio“ e tacciato di incapacità o avventatezza dai conformisti, il suo atteggiamento sovversivo non deve essere imitato.
L’idea di eseguire, o far eseguire, un’opera d’arte ad occhi bendati non ha coscientemente una motivazione simbolica, ma nasce da un approccio scettico alla risoluzione del paradosso della spontaneità 4. Anche se non si può ordinare ad un artista di essere spontaneo, l’artista può produrre sperimentalmente comportamenti spontanei: se si utilizza come stimolo un compito esecutivo preciso e definito sarà possibile, osservando le risposte, misurare le variazioni non intenzionali, gli errori; espressione involontaria dell’esecutore. L’evento, non il risultato, sarà l’opera vera e propria: la bellezza è nella relazione (tra artista/ stimolo e fruitore/risposta), coincide con il vissuto psicologico di chi reagisce allo stimolo, mentre l’eventuale prodotto avrà solo il valore di documentazione. Più grande sarà la differenza fra le esecuzioni realizzate, da uno o più individui, maggiore sarà la potenza dello stimolo.
1 Platone nello Ione fa dire a Socrate : «Tutti i buoni poeti epici, non per arte, ma perché ispirati e invasati dalla divinità, esprimono quei loro bei canti […] perso ogni freno razionale, compongono quelle belle poesie.Il poeta […] è un essere […] sacro, che non sa poetare se prima non sia stato ispirato dal dio, se prima non sia uscito di senno, […] è lo stesso dio […] che a noi parla attraverso loro [ i poeti].»
2 Dalla voce “ciecamente“: Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, Il Dizionario
della lingua italiana , Casa Editrice Le Monnier, Firenze 1995, p. 394.
3 Dalla voce “cieco“ :Ibidem.
4 Vedi nota 1, Esperimenti di pittura cieca con laser